Cala sempre più il numero di giovani laureati che hanno svolto attività lavorative durante gli studi.
Lo rivela il XVIII Rapporto sul profilo dei laureati italiani 2015 presentato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea lo scorso 27 aprile a Napoli.
Un dato importante che se da un lato consente agli studenti di completare in tempo il percorso universitario per non uscire fuori corso, dall’altro crea maggiori difficoltà – o comunque allunga i tempi – per l’ingresso nel mondo del lavoro dopo la laurea. L’esperienza, infatti, è una carta vincente per un neo laureato che si avvicina al mercato del lavoro.
In una società veloce e tecnologica come la nostra è sempre più necessario riuscire ad intrecciare al meglio “sapere” e “saper fare”. Da qui l’importanza dei tirocini formativi e degli stage, esperienze di studio-lavoro che rivestono un ruolo centrale nella formazione dei giovani talenti perché annullano le distanze tra le Università e il mondo del lavoro.
Il Rapporto attesta che i laureati nel 2015 con esperienze di tirocinio riconosciute dal corso sono stati il 56% del totale, una quota quasi del tutto invariata rispetto al 2010. In particolare: il 59% dei laureati di primo livello, il 39% dei magistrali a ciclo unico e il 57% dei magistrali biennali.
Dalla documentazione per gruppo disciplinare si evince che tra i laureati di primo livello stage e tirocini sono più diffusi nelle facoltà ad indirizzo agrario e sanitario. Ad Ingegneria, invece, solo 32 laureati su 100 hanno svolto un’attività di tirocinio formativo riconosciuta.
Sempre rispetto all’anno 2010, cala la percentuale di giovani laureati che durante gli anni all’università hanno svolto un’esperienza lavorativa: 74% sei anni fa, 65% un anno fa.
Consapevole dell’importanza che esperienze di lavoro e stage rivestono per una formazione completa e aggiornata, la Fondazione Mario Diana ha deciso di costituire un network di imprese a supporto del suo nuovo progetto PROMETEO, con lo scopo di garantire ai giovani partecipanti percorsi innovativi di work experience e working day.
I dati, infatti, parlano chiaro: a un anno dalla laurea – e a parità di condizioni – i laureati (di primo livello e magistrali) che hanno svolto un’attività lavorativa durante gli studi hanno il 57% in più di probabilità di lavorare rispetto a chi non possiede esperienza. E chi vanta stage curriculari ha il 14% in più di possibilità.
Allo stesso modo, anche le esperienze di studio all’estero incidono in maniera positiva ed accrescono le possibilità occupazionali, sia perché migliorano le conoscenze linguistiche sia perché favoriscono crescita personale ed esperienziale.
A parità di ogni altra condizione, le chance di trovare lavoro per chi ha svolto un soggiorno studi all’estero aumentano del 10%, e già ad un anno dalla laurea.