Ricorre il 26 giugno 2015 il trentennale della morte di Mario Diana, vittima innocente di camorra. Il 26 giugno 1985 il gruppo di fuoco composto da Antonio Iovine, Giuseppe Quadrano e Dario De Simone, lo freddò davanti al bar Oreste nella piazza di Casapesenna. L’imprenditore aveva cercato di tutelare la sua impresa dalle infiltrazioni della camorra, una scelta non tollerabile dal clan dei Casalesi che ne decretò la morte a soli 49 anni.
La famiglia Diana e la Fondazione Mario Diana onlus lo ricorderanno con una Messa in suffragio celebrata dal Vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D’Alise, nella Cattedrale di piazza Duomo alle ore 17, il prossimo 26 giugno.
La commemorazione di Mario Diana continuerà il 16 luglio alle 21.00, al Belvedere di San Leucio, con l’attore Alessandro Preziosi che leggerà alcuni brani estratti da “Le Confessioni di Sant’Agostino”, uno dei testi fondamentali della letteratura cristiana.
Le celebrazioni vogliono non solo ricordare un uomo onesto e semplice, un imprenditore geniale e innovativo, ma vogliono essere una risposta civile alla violenza gratuita e assassina di tutte le mafie e un monito all’impegno per la legalità e la giustizia.
I familiari e gli amici attraverso la Fondazione Mario Diana e i tanti progetti promossi e sostenuti, nel nome e sull’esempio di Mario, vogliono ribadire che il dolore può diventare fecondo e generoso impegno per il proprio territorio e alimentare solidarietà e riscatto sociale.
I due appuntamenti hanno ricevuto il supporto della Fondazione Polis, di Libera, del Coordinamento Campano dei Familiari Vittime Innocenti della criminalità, del Comitato Don Peppe Diana.
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La commemorazione religiosa
«Questo nostro fratello imprenditore, ucciso per aver scelto di essere libero, ha sentito di rispondere a Dio nel richiamo della sua coscienza e non si è piegato, pagando con la vita questa sua scelta. Ma è quello che hanno fatto anche i martiri. Hanno pagato con la vita la testimonianza della verità».
Con questo profondo pensiero il Vescovo di Caserta, Monsignor Giovanni D’Alise, ha voluto ricordare Mario Diana, l’imprenditore di Casapesenna che il 26 giugno del 1985, a soli 49 anni, fu ucciso dal gruppo di fuoco composto da Antonio Iovine, Giuseppe Quadrano e Dario De Simone.
Una vittima innocente di camorra, un uomo speciale nel suo essere normale: un marito e padre innamorato, un cittadino amante della propria terra, un imprenditore onesto e deciso a tenere la sua impresa lontana dal malaffare e da ogni tipo di infiltrazione.
A trent’anni esatti dalla sua morte, venerdì 26 giugno, la Famiglia Diana e la Fondazione Mario Diana onlus hanno commemorato il suo esempio e il suo coraggio con una messa in suffragio nella Cattedrale di Caserta.
E così, in una chiesa gremita, si è diffuso un messaggio di speranza, un monito a non cedere davanti alle difficoltà, a non arrendersi, ma a continuare a inseguire la via del bene, anche se più tortuosa. «Oggi più che mai il ricordo del nostro fratello Mario deve essere una spinta ad impegnarci per la giustizia, ad inseguire la via del bene e della verità senza cedere a compromessi – ha sottolineato il Vescovo durante l’omelia -, soprattutto oggi che la crisi e l’assenza di lavoro spaventano e allontanano dal bene. Dopo la morte di un uomo buono e onesto, marito, padre, fratello e amico, questa famiglia non si è arresa ma ha voluto seguire il suo esempio. Sarebbe stato molto più semplice scappare, abbandonarsi alla disperazione, cercare vendetta e lasciare questa terra di dolore. Hanno scelto la strada più difficile ma anche la più bella, quella ricca di amore. Per questo, e per tutto quello che state facendo, vi ringrazio». Un discorso, quello di Monsignor D’Alise, che ha colpito tutti i presenti, in particolare la famiglia Diana.
«Quel giorno di trenta anni fa ancora lo ricordiamo noi familiari: il buio, lo smarrimento, l’angoscia, la solitudine delle prime ore, ed anche la ribellione verso una società malata che ci aveva tolto un padre, un marito, un amico – ha dichiarato emozionato Antonio, uno dei quattro figli di Mario Diana, al termine della funzione -. Per venti anni non abbiamo avuto risposta al nostro “perché”. Poi è arrivata la giustizia umana che almeno ha fatto chiarezza su moventi ed esecutori del delitto. Le confesso che, in quel primo periodo dopo l’assassinio, ancora immerso nel buio, un giorno mi svegliai ed iniziai a vedere il mondo a colori, e questo sono certo grazie all’aiuto di Dio ed alla fede che ho riposto in Lui». Una fede che ancora oggi muove l’impegno per la legalità e la giustizia.
La celebrazione per il Trentennale della sua morte proseguirà il prossimo 16 luglio, alle ore 21.00, al Belvedere di San Leucio con l’attore Alessandro Preziosi che leggerà alcuni brani estratti da “Le Confessioni” di Sant’Agostino. La lettura di uno dei testi fondamentali della letteratura cristiana sarà proprio l’occasione per riflettere insieme sul valore e sul significato che sacrificio e dolore assumono nella vita di chi continua a sperare, cercando di cambiare il mondo e contrastare il male con il proprio esempio. Ispirandosi ad una delle più belle espressioni di Sant’Agostino: “La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio. Sdegno per le cose come sono e coraggio per cambiarle”.
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“Le Confessioni” di Sant’Agostino incantano San Leucio
«Come l’ho ascoltato stasera con voi non l’ho mai ascoltato in vita mia. Ho avuto l’onore di interpretare Don Giuseppe Diana e credo che insieme a Mario Diana rappresenti quella coscienza sociale fatta di una volontà unica e non corruttibile. Nel nostro intimo è molto difficile riuscire ad entrare in un concetto tanto complesso, ma chi è alla guida di un Paese, di una città, di una circoscrizione, di una Questura, di una Prefettura, di un qualsiasi ambito di questa meravigliosa terra, non dovrebbe mai dimenticare di affermare un’unica e indivisibile volontà: il rispetto della dignità umana».
Non è stata la prima volta in cui l’attore Alessandro Preziosi ha prestato la sua inimitabile voce e la sua arte alla lettura delle “Confessioni” di Sant’Agostino; ma l’interpretazione che ha voluto donare ieri sera dal palco del Belvedere di San Leucio ai 2000 e più spettatori presenti, in occasione del trentennale della morte di Mario Diana, vittima innocente di camorra, ha superato le sue stesse aspettative trasformandosi in un intimo cammino ricco non solo di spiritualità ma anche di speranza per il futuro di una regione – come la Campania – da troppo tempo vittima di sfruttamento e prevaricazioni.
La Fondazione Mario Diana onlus, che ha promosso e organizzato la serata, prima che iniziasse lo spettacolo di Preziosi, ha voluto fare un dono alla famiglia Diana mostrando in prima assoluta la proiezione di “Non Invano”: un corto realizzato dal video maker casertano Carlo Sgambato, con la partecipazione dello scultore Ciro Vignes, che in soli quattro minuti, attraverso la poesia delle immagini, della musica e della parola, sintetizza il messaggio di speranza lasciatoci da Mario Diana. Un modo, per tanti amici e collaboratori, di dirgli grazie; una sorpresa indimenticabile per i suoi familiari.
Ad ammirarlo una folta platea attenta ed emozionata, che ha scelto di partecipare al ricordo dell’imprenditore casertano, ucciso a Casapesenna il 26 giugno del 1985, a soli 49 anni. Tante anche le Autorità intervenute, per tutte ricordiamo Monsignor Giovanni D’Alise, Vescovo della Diocesi di Caserta; il Tenente generale Leonardo Di Marco, Capo di Stato Maggiore del Comando Nato; e il Generale Claudio Minghetti, Comandante della Brigata Garibaldi di Caserta.
Prima di intraprendere il meraviglioso viaggio nelle “Confessioni”, reso ancor più speciale dalla splendida cornice del Belvedere di San Leucio e dal sapiente disegno di luci, audio e video, il pubblico ha avuto modo di conoscere Maddalena Maltese, la giornalista e scrittrice che ha lavorato a un libro sulla storia di Mario Diana. Giunta a Caserta nel periodo dell’emergenza della Terra dei Fuochi, Maddalena Maltese ha voluto squarciare il velo delle indifferenze e delle apparenze per calarsi nella ricchezza di questa terra e provare a raccontare una Campania diversa che si dedica con passione allo sviluppo e alla difesa del territorio: la storia di testimoni coraggiosi del nostro tempo. «Sarebbe stato facile raccontare lo scandalo, quello che la criminalità ha fatto a questa vostra terra – ha sottolineato la giornalista -. Diventava difficile invece raccontare l’impegno nascosto, il bene segreto, la fatica del quotidiano. Un amico mi ha consigliato di visitare le aziende Diana che non conoscevo, parlandomi di imprenditori che si occupano di riciclo di plastica in terra dei fuochi, e ammetto che da siciliana il primo pensiero è stata la diffidenza. Poi c’è stato l’incontro: e per me è stato come attraversare la soglia del mistero, del male e del dolore. Quando ti trovi davanti a questa soglia sai che puoi fare solo due cose: la più difficile è condividere; la più facile alle volte è limitarsi solo a raccontare e denunciare. Il progetto editoriale al quale sto lavorando con la casa editrice “Città Nuova” – ha spiegato – vuole privilegiare il coraggio e l’impegno di uomini normali che scelgono la libertà e la legalità come responsabilità civile. Ricordare Mario, le sue massime argute, i gesti di solidale condivisione, significa non dare alla resa l’ultima parola, neppure a trent’anni di distanza da quel 26 giugno di sangue. La sua forse non è una figura simbolo dell’anticamorra, per noi sempre alla ricerca di miti e di eroi – ha concluso la scrittrice -. Forse Mario era troppo normale, era un semplice padre, un uomo innamorato della sua terra, un imprenditore che voleva lavorare da uomo libero. Era e resta un uomo perbene».
Al termine della magistrale esibizione delle “Confessioni” è stata la signora Antonietta, vedova di Mario Diana, a consegnare un dono ad Alessandro Preziosi, un tessuto in seta di San Leucio che simboleggia la ricchezza di una terra che ha voglia di vivere e di produrre.
Ringraziamenti speciali sono stati rivolti a Tommaso Mattei, che ha creato una magnifica armonia di concetti diversi scegliendo alcuni passi de “Le Confessioni”; a Paky Di Maio, compositore delle musiche che hanno accompagnato Preziosi; Giuseppe Giaquinto, per la logistica; Vincenzo Russolillo e il Gruppo Eventi per luci, audio e video; e a Carlo Caccavale, della Biblioteca Francescana della basilica di Sant’Antonio di Afragola, che in via del tutto straordinaria ha concesso l’esposizione dell’opera omnia di Sant’Agostino, un testo rarissimo del 1400.
Numerosi i messaggi di ringraziamento arrivati in queste ore alla Fondazione Mario Diana per una serata che, da parte di tutti, è stata definita indimenticabile.