Con la fine delle vacanze estive per molti ragazzi che intendono completare il percorso formativo si avvicina il momento della fatidica – tanto attesa ma allo stesso tempo temuta – scelta dell’Università. Ed oggi sempre più giovani si sentono costretti ad abbandonare il Meridione dopo il diploma pensando che proseguire gli studi al Nord offra una preparazione completa e valida, ma soprattutto sia garanzia di un più facile e veloce inserimento nel mondo del lavoro dopo la laurea.
E quando si tratta di compiere questa scelta anche molte famiglie del Sud – a costo di grandi sacrifici – spingono i loro figli ad optare per l’iscrizione in un ateneo fuori regione, e addirittura al trasferimento, convinte che sia l’unica strada giusta.
Ma in realtà le cose sono ben diverse e per fare un po’ di chiarezza in questa confusione di pregiudizi la Fondazione Mario Diana ha deciso di partire proprio dal 2016 per aumentare impegno e risorse a favore dell’istruzione. Attraverso il suo nuovo progetto PROMETEO, la Fondazione si rivolgerà ai giovani studenti universitari per semplificare il loro percorso formativo, cominciando proprio dalla prima fase di autovalutazione e orientamento, promuovendo percorsi innovativi di inserimento nel mondo accademico e del lavoro.
Dati e statistiche recenti, infatti, dimostrano che nel momento della scelta i ragazzi si sentono smarriti, sono confusi e abbandonano sogni e aspirazioni credendo siano irraggiungibili a causa di limiti e difficoltà che sempre più spesso coinvolgono l’intera famiglia.
In realtà, con la guida e l’esperienza di figure esperte, orientarsi nel mondo universitario è più semplice del previsto.
Una classifica fra atenei di tutta Italia, stilata analizzando i dati presentati dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, dimostra che, nonostante i diffusi pregiudizi, sono tanti i casi in cui gli atenei meridionali superano quelli del Nord, sia come opportunità di accrescimento sociale sia per le soddisfazioni economiche al termine degli studi.
L’indagine tiene conto dei reali sbocchi occupazionali a tre anni dalla laurea magistrale, del contesto territoriale ed, oltre ad analizzare la qualità dell’offerta formativa dei vari atenei, mira a dimostrare che – nonostante siano maggiori le possibilità di crescita professionale ed economica per un laureato – non sempre un giovane del Nord che completa il percorso di studi nella sua città ha prospettive lavorative e di guadagno migliori di un coetaneo della stessa zona che lavora senza laurea. In quest’ultimo caso, invece, la differenza si nota – ed è anche notevole – al Sud, dove di sicuro un giovane laureato avrà più possibilità e soddisfazioni di un coetaneo diplomato.
Così, in cima alla graduatoria compaiono il Politecnico di Bari, l’Università di Foggia e la Federico II di Napoli; in coda ci sono l’Università di Bologna, la Sapienza di Roma e la Statale di Milano.
Ad esempio, stando al confronto tra i dati prodotti da AlmaLaurea e il tasso provinciale di occupati Istat nella fascia di età 25-34 anni – entrambi riferiti al 2015 – il laureato all’Università del Molise non migliora di molto la condizione dell’occupato in provincia di Campobasso, visto che passa dal 48,1 al 54,7%; mentre a Foggia il salto in avanti è dal 37,6% al 67,5% e alla Federico II dal 36,8% al 63,5%.
Anche in riferimento al reddito medio di un occupato, a tre anni dal conseguimento della laurea magistrale, l’indagine fa emergere sorprese. Tra chi lavora è di 1.240 euro netti mensili.
Confrontando i redditi dei laureati con quelli medi del territorio, le performance più interessanti le ottengono i laureati del Politecnico di Bari, seguiti da quelli de L’Aquila e della Federico II. Un laureato nell’ateneo federiciano, a tre anni dal titolo di studio magistrale, guadagna in media 1.250 euro netti mensili, più della media nazionale e tanto quanto il collega che si è laureato e lavora a Bologna (1.249 euro) o alla Statale di Milano (1.263 euro) ma, ovviamente, in termini relativi, il suo passo avanti dal punto di vista sociale con 1.250 euro a Napoli è molto più consistente.