In ricordo di Mario Diana a 34 anni dalla sua uccisione. Il pensiero di Luigi Einaudi e quello di Papa Francesco.
Oggi ricordiamo Mario Diana, l’imprenditore di Casapesenna, ucciso dalla camorra 34 anni fa perché volle difendere la sua azienda. La nostra Fondazione che prende il suo nome, vuole farne memoria e promuoverne il pensiero di fondo: l’impresa è primariamente un bene comune e poi anche uno strumento per creare profitto.
Nel suo discorso il 27 maggio 2017 durante l’incontro con il mondo del lavoro presso lo Stabilimento ILVA di Genova, Papa Francesco cita un pensiero di Luigi Einaudi, padre costituente, economista, accademico, politico, rettore e giornalista, secondo Presidente della Repubblica Italiana, il quale nel tempo in cui l’Italia era in ginocchio per essere appena uscita dalla guerra, promosse una politica che pose le basi per il boom economico degli anni cinquanta e sessanta. Luigi Einaudi il 15 settembre 1960 scrisse una dedica all’impresa dei fratelli Guerrino. Bergoglio nel suo discorso di Genova, la legge per esteso.
“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge, non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con gli altri impegni”.
Papa Francesco subito dopo aver letto il pensiero di Luigi Einaudi, rivolto agli imprenditori e agli operai presenti, commenta: “Hanno [questi imprenditori] quella mistica dell’amore…”. E proprio un imprenditore poco prima si era rivolto al Papa lanciando il suo grido: “Nel nostro lavoro ci troviamo a lottare contro tanti ostacoli – l’eccessiva burocrazia, la lentezza delle decisioni pubbliche, la mancanza di servizi e infrastrutture adeguate – che spesso non consentono di liberare le migliori energie …”.
A questo noi aggiungiamo che sulle spalle di tanti imprenditori di Caserta ma anche di Foggia, Catania e Reggio Calabria, spesso viene caricato un altro macigno: scontare il peccato originale di fare impresa nelle loro terre.
Oggi, ricordando Mario Diana, vogliamo dire grazie a tutti quegli imprenditori del passato e del presente che hanno scelto con coraggio di rispondere alla chiamata della loro vocazione. Grazie per averci mostrato con la vita – e spesso dando la vita – che il fine più alto dell’impresa non è il raggiungimento sfrenato e ad ogni costo del profitto ma la sua condivisione. Grazie per avere testimoniato che il lavoro è anche “gratuità” intesa – come afferma il Prof. Luigino Bruni – non “gratis” ma dono, come qualcosa di talmente alto che non ha prezzo, è impagabile. Non a caso l’incipit della nostra Costituzione stabilisce che l’Italia perché divenga una comunità, cioè per essere come una grande famiglia, persone che si guardano come fratelli e sorelle, deve avere come radice il lavoro. Ed il lavoro è creato dagli imprenditori.
Elpidio Pota
(Segretario generale Fondazione Mario Diana)